A cura di Alessandro De Vettor

Cos’è la Dieta del pH?

La dieta del pH è un particolare regime alimentare che permette, attraverso l’assunzione di alimenti prevalentemente alcalini, il raggiungimento di un equilibrio acido-basico. E’ ormai assodato che un organismo che rispecchi tale omeostasi risulta decisamente più sano di uno sbilanciato.
Nel seguente articolo non discuterò dei principi applicativi di questa dieta, poiché già ampiamente trattati dai media; proporrò piuttosto alcune considerazioni generali riguardo i suoi vantaggi funzionali.

Cos’è il pH?

Questo acronimo indica il grado di acidità di una soluzione, o meglio il livello di attività degli ioni idrogeno che vi sono dissolti. La lettera “H” sta per Hydrogen mentre il “p” evidenzia il potenziale. L’acqua pura a 25° C è neutra ed ha un pH vicino a 7, le soluzioni con indice inferiore sono considerate acide, quelle con indice superiore sono basiche o alcaline.
Nell’essere umano si è in acidosi quando il pH ematico è inferiore a 7,35 ed in alcalosi superati i 7,45. Nei soggetti sani, il pH ematico si aggira intorno a 7,41 ed è quindi per natura leggermente alcalino.

Conseguenze negative di un pH Acido

E’ interessante rilevare che, pur rimanendo alcalino, il pH dell’uomo moderno è comunque più acido rispetto a quello del passato, a causa di tutta una serie di fattori, primo tra tutti i cambiamenti nelle abitudini alimentari e nello stile di vita.
Se siete famigliari con i miei programmi di allenamento, soprattutto quelli rivolti all’abito ginoide, conoscerete oramai l’importanza attribuita ad un tipo di lavoro che migliori sia la macro che la microcircolazione. Come più volte ribadito, una buona efficienza circolatoria contrasta le problematiche legate al ristagno ed aiuta i processi di dimagrimento.
Purtroppo, in presenza di un’acidità corporea eccessiva le fibre di collagene si danneggiano, l’efficienza circolatoria diminuisce ed aumenta di conseguenza la predisposizione verso condizioni di ritenzione idrica e processi infiammatori. Anche il sistema endocrino risente dell’ambiente acido: si riduce la sensibilità insulinica e si promuove la produzione di cortisolo.
Per concludere, un pH acido non aiuta i processi di dimagrimento, ma tende alla conservazione di massa grassa, alla riduzione di quella magra, a rallentare il metabolismo e ad aumentare l’appetito.

Allenamento e Dieta Iperproteica come Causa di pH acido

Questi processi potrebbero accentuarsi con l’allenamento. Anzitutto, sia nell’uomo che nella donna, l’attività fisica intensa produce acido lattico, che comporta un ulteriore abbassamento del pH ematico. E’ proprio per questo motivo che, se ci troviamo già in presenza di PEFS (cellulite), ristagno dei liquidi e/o sofferenza al microcircolo, si preferiscono metodiche di allenamento non troppo lattacide.
In secondo luogo, anche l’alimentazione iperproteica – solitamente associata alla pratica del fitness – tende a diminuire il pH attraverso l’aumentato apporto di aminoacidi (le proteine sono costituite da aminoacidi). Infine, non dimentichiamo che spesso le donne seguono diete ipocaloriche. In tale circostanza il tessuto grasso tende a rilasciare “acidi” grassi liberi, anch’essi responsabili dell’abbassamento del pH ematico.
Alla luce di quanto detto ben si capisce l’importanza di mantenere l’organismo in uno “stato alcalino”, soprattutto se parliamo di una donna che pratica attività fisica.

Cosa mangiare?

Il percorso da seguire per ristabilire un equilibrio acido-base non è difficile.
Le linee guida della “dieta del pH” prevedono l’assunzione di circa l’80% di alimenti alcalinizzanti di origine non animale, prevalentemente frutta e vegetali (mele, limoni, insalata, miglio, patate, mandorle, semi di sesamo, mirtilli, broccoli, bieta, carote, sedano, cavoli, fagiolini, cipolle, arance, melassa e, in genere, tutta la frutta e la verdura fresca), e di un 20% di alimenti acidificanti, prevalentemente di origine animale (carne, pesce, crostacei, latte e derivati), ma anche frumento e cereali.
In pratica per ogni alimento acidificante (gli ultimi dell’elenco) se ne scelgono quattro di tipo alcalinizzante (rapporto 1:4).
In certi casi l’applicazione rigida di questa regola – soprattutto quando si tratta di donne che praticano l’allenamento con i pesi, che desiderano raggiungere un buon tono muscolare ed una bassa percentuale di grasso – potrebbe esitare in un apporto proteico inferiore rispetto al fabbisogno reale.
In questi casi si può aumentare l’assunzione di proteine, ma bilanciandola con frutta e verdura aggiuntive. Esistono anche appositi integratori alcalinizzanti che si sono dimostrati utili nel ripristinare l’equilibrio acido-base.
Avrete notato che alcuni tipi di carboidrati (pane, pasta e cereali) fanno parte degli alimenti acidi. Il consiglio è limitarli, ma non eliminarli, in quanto sono indispensabili per il mantenimento del volume e del tono muscolare. Sono preferibili quelli di tipo integrale per la loro bassa densità glucidica; inoltre, è meglio assumerli nella prima parte della giornata quando il metabolismo è più attivo.
Raccomando infine di bere molta acqua, anche questa “alcalinizzante”: osservate le etichette delle acque che acquistate, alla voce pH esso dev’essere superiore a 7.
E’ molto importante, sempre e comunque, interpellare il vostro medico di fiducia o un professionista del settore (Nutrizionista, Dietologo…) prima di intraprendere qualsiasi tipo di regime e/o integrazione alimentare. Evitate il “fai da te” in quanto può risultare dannoso per la salute. Le informazioni che spesso si leggono su riviste e nel web possono risultare fuorvianti, poiché nessuna di esse tiene in considerazione il vostro effettivo stato di salute e le vostre reali necessità nutrizionali.